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Nba, finale Est: ‘Il discorso del Re’

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Il Re è tornato. Lebron James si prende gara 6 d’autorità, con una prova da 45 punti, 15 rimbalzi e 5 assist che annichilisce il Garden ed i suoi beniamini, mai in partita, in una gara 6 andata in archivio già all’inizio del quarto periodo. Celtics afasici per 48 minuti in attacco, dove tirano 1/14 dall’arco, ed incapaci di opporre resistenza al Prescelto – 19/26 dal campo, 2/4 da tre le sue irreali statistiche – in difesa.

Boston perde Paul Pierce – 9p, 4/18 FG, 0/6 da tre –  e Ray Allen – 10p, ma solo una tripla su tre tentativi – mentre Rondo, aldilà delle cifre (21 e 10 assist), non prende mai in mano il ritmo partita, alternando numeri dei suoi ad errori, 7 palle perse alla fine, perfino banali, nella sufficienza di alcune giocate. Persino Garnett sembra sulle ginocchia alla fine – l’energia rimasta essendo il tema della serie –  pur portando 12 punti e 5 rimbalzi, senza che Rivers possa affiancargli un compagno di reparto che dia un contributo sufficiente.

Miami sovrasta i Celtics sotto i tabelloni e mette in campo una difesa molto mobile nel collassare l’area e recuperare poi sui tiratori, confortata dal rientro di un Chris Bosh (7 con 6 rimbalzi) il cui valore aggiunto, al netto della limitata autonomia, và al di là delle cifre. L’apporto da gregario di lusso di Dwyane Wade (17p, 8r, 4a), accesosi nel secondo tempo, ed il minimo sindacale dal cast si supporto sono sufficienti agli Heat per condurre in porto il match senza sussulti.

In cronaca. C’è Haslem in quintetto per coach Spoelstra, LBJ presenta il biglietto da visita con la consueta tomahawk a centro area, risponde Garnett con l’alley-oop di tocco da Rondo per l’8-8, ma James marchia subito la partita: ci sono 14 punti suoi nei 26 di Miami nel primo quarto, contro i 16 degli avversari, che infilano palle perse in serie.

La musica non cambia nel secondo quarto, aperto da 5 punti di Wade, prima che ‘The King’ si riprenda la scena. Saranno 30 a fine primo tempo per Lebron, che dissemina autentiche perle, cavate dal poco esaltante gioco degli Heat, trovando il culmine con un impressionante tap-in schiacciato, da testa al ferro. Per Boston, a tentare di reggere l’urto, ci sono Garnett e Rondo, si fa vedere Bass (12p e 7r alla fine), unico non-big four ad andare a referto fino a questo punto, ma i Celtics non trovano mai il flusso del gioco, accumulando errori banali e palle perse, 5 solo a carico dell’ex-Kentucky. Si va all’intervallo lungo sul 55-42, aspettando la reazione biancoverde nella ripresa.

Attesa, purtroppo per il Garden, vana: Boston ci prova nel terzo, serra i ranghi in difesa, ma viene regolarmente punita da James, che paga la cauzione per tutti, anche negli attacchi più disfunzionali  dei suoi. I Celtics sprofondano a – 17, sul 59-42, prima di trovare la forza di reagire: ancora Bass e Garnett, con Pierce che prova a mettersi in partita, riportano i padroni di casa a –10 in un paio di occasioni, ma ancora LBJ li ricaccia indietro, scollinando a quota 41 a fine terzo quarto, sul 74-61.

In apertura del quarto di coda è Wade a spegnere qualsiasi idea di rimonta con 8 punti in 5’, mentre James aggiunge le ultime pennellate al suo capolavoro personale. Rivers toglie Garnett e Pierce con 8 minuti mal contati ancora sul cronometro: è il segnale della resa. Il restante tempo spazzatura serve solo a fissare il punteggio finale, 98-79 con le panchine svuotate.

Si va a gara 7, con l’impressione – ovvia – di una Miami a questo punto nettamente favorita per staccare il biglietto verso la finale Nba. Ma questi Celtics sono apparsi troppo brutti e troppo scarichi, per non aver riservato qualche stilla di energia fisica e nervosa per andare giocarsi gara7, sabato all’American Airlines Arena, con un piglio diverso da quello visto stanotte. Già dati per morti in più occasioni, Garnett e compagni cercheranno l’ennesima rinascita, in quella che al 90% sarà l’ultima occasione per questa Boston, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 5 anni, di guadagnarsi l’accesso a una finale Nba.

 

Stefano Mocerino

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