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Nba ai nastri di partenza: l’analisi delle 30 franchigie

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Ormai manca poco, davvero poco. La stagione Nba si appresta ad aprire le danze domani, martedì 30 ottobre, alle ore 12 locali con Cleveland-Washington. Non certo un big-match ma, dopo quattro mesi d’astinenza, ai numerosi fans della Lega a stelle e strisce basterà. Come ogni anno c’è chi lotterà per il titolo, chi per raggiungere i play-off e chi per ottenere una buona pick al draft dell’estate successiva. Ecco come si presenteranno le squadre ai nastri di partenza.

EASTERN CONFERENCE

Destinati a recitare il ruolo di comparse sono diverse franchigie. In primis Detroit. Lontano il 2004, anno dell’ultimo titolo. Unico reduce di quel campionato, dopo il ritiro di Ben Wallace, è Prince intorno al quale oggi c’è il nulla o quasi. I Raptors di Bargnani cresceranno rispetto all’anno passato ma i play-off sono forse troppo lontani, come lontani sono anche per i Wizards che hanno il talento di Wall e Beal (pescato al Draft alla terza scelta) ma poco altro. I Cavaliers, al terzo anno dall’addio di James, possono contare solo su Kyle Irving, prima scelta nel 2011. L’australiano ha dimostrato di essere il vero ago della bilancia per Cleveland che senza di lui nella seconda parte della scorsa stagione è letteralmente naufragata: la sua maturazione porterà benefici ma anche in questo caso l’ottavo posto della Conference è un miraggio. Chi l’anno scorso invece ha sfiorato l’ottavo posto è stata Milwaukee. Quest’anno i Bucks saranno sempre guidati dall’ex Roma Jennings e da Monta Ellis ai quali la dirigenza ha aggiunto i free agent Przybilla e Dalembert. Partito Delfino con destinazione Houston è stato confermato con rinnovo quinquennale il turco Ilyasova. Atlanta rispetto all’anno scorso ha rivoluzionato: confermati solo Smith e Horford per il resto tutto è nuovo e il livello sembra leggermente più basso. Charlotte deve assolutamente far dimenticare quanto fatto lo scorso anno: 7 vittorie e ben 59 sconfitte sono uno score che si è rivelato il peggiore dell’intera storia Nba. La malasorte ha voluto per giunta che la prima scelta al draft toccasse a New Orleans, ma nonostante ciò i Bobcats con la pick numero 2 hanno scelto Kidd-Ghilchrist sul quale si punterà per rinascere. Vuoto assoluto per Orlando (che ha perso Howard, ceduto ai Lakers). L’imperativo è ricostruire: in tempi più o meno recenti lo si è fatto nel 1992 pescando un certo Shaquille O’Neill e nel 2004 con lo stesso Dwight Howard. Curiosità poi per i Nets che dal New Jersey traslocano a Brooklyn in una nuova Arena costata circa un miliardo di dollari. La franchigia posseduta dall’ambizioso Mikhail Prokhorov ha inoltre confermato la sua stella Deron Williams. 100 milioni in 5 anni sono stati sufficienti a convincere il play ex Utah Jazz. Boston forse è all’ultima chiamata per il titolo: Allen è partito con destinazione Miami e Garnett con Pierce fanno 71 anni in due. In più l’arrivo di Jason Terry, classe ’77, di sicuro non contribuisce ad abbassare l’età media del roster di Doc Rivers. New York è, come ogni anno, investita da grandi aspettative. Lin, il fenomeno scoppiato nel bel mezzo della scorsa stagione, è volato a Houston ma coach Woodson potrà sempre contare su Anthony, Stoudamire e la sconfinata intelligenza cestistica di Jason Kidd, arrivato da Dallas. Chicago sarà fortemente condizionata dal lungo infortunio della sua stella Derrick Rose, ragion per cui resta un’incognita. Se il play rosso-nero recupererà per metà stagione allora tutto sarà possibile ma se l’assenza si protrarrà fino alla fine della regular season saranno i play-off l’obiettivo massimo. Philadelphia dopo aver “amnistiato” il pesante contratto di Brand e ceduto Iguodala a Denver, si è accaparrata uno dei migliori centri della Lega, tale Andrew Bynum. Toccherà a lui caricarsi la squadra sulle spalle ma i numerosi problemi fisici che hanno tormentato la sua carriera potrebbero condizionarlo anche in questa nuova avventura. Infine Miami. I campioni in carica hanno cambiato, a ragion veduta, poco o nulla. Nonostante ciò restano uno dei migliori roster della Lega: un trio come JamesWadeBosh non lo si vede in nessun’altra franchigia.

WESTERN CONFERENCE

Denver, dopo l’onorevole eliminazione al primo turno della passata stagione (4-2 contro i Lakers), vuole ripetere quanto di buono fatto lo scorso anno. I play-off sono raggiungibili: coach Karl potrà contare, oltre che sui riconfermati Lawson e Gallinari, anche sull’apporto di Andre Iguodala, giunto in Colorado nella trade che ha portato Howard ai Lakers. Minnesota dovrà fare a meno della stella Kevin Love e per almeno 4/8 settimane per una mano rotta ma potrà contare sul ritorno al basket giocato di un ex All-Star come Brandon Roy e sull’ex Cska Kirilenko. Portland, Utah e Golden State sono invece destinate ad una stagione di anonimato. Stesso discorso anche per i Suns che hanno firmato sì Luis Scola (che con Gortat forma una bella coppia di lunghi) ma hanno anche perso Steve Nash (approdato ai Lakers). Lontani dai play-off anche i Kings ai quali presumibilmente non basterà il talento di Evans e di Cousins e la solidità del rookie Thomas Robinson (5^ scelta al Draft). Alla post-season approderanno probabilmente i Mavericks, lontani parenti però di quelli che trionfarono nelle Finals di due anni fa. Nowitzki è sempre la stella della squadra ma l’età e i conseguenti problemi fisici potrebbero pesare sul rendimento suo e dei suoi compagni. I Thunder rompono il magico trio formato da Durant, Westbrook e Harden. Il “barba” infatti, dopo aver richiesto un rinnovo contrattuale al massimo salariale, è stato spedito ai Rockets in cambio di Kevin Martin e Jeremy Lamb. Nonostante la partenza di Harden le aspettative rimangano alte: Martin è sempre stato un grande realizzatore e se Lamb, un rookie, conferma quanto di buono gli scout Nba riferiscono sul suo conto, non è detto che l’affare non l’abbia fatto proprio Oklahoma. Houston dal canto suo ha ringiovanito il roster e gli arrivi del suddetto Harden e di Lin ne sono la prova. I Grizzlies vogliono confermare i play-off raggiunti la scorsa stagione e per fare ciò puntano sul rilancio di Zach Randolph, reduce da un 2012 altalenante causa problemi fisici. New Orleans invece potrà contare sul contributo di Anthony Davis, scelta numero 1 allo scorso Draft. Il rilancio della franchigia, orfana da ormai due anni di Paul, passa per le sue mani. I Clippers sono ormai uno dei roster più temibili della Lega. Paul e Griffin sono delle garanzie alle quali sono stati affiancati giocatori del calibro di Billups, Odom, Butler e Jamal Crowford. Profondità e qualità che però potrebbero paradossalmente non bastare neanche per primeggiare all’interno delle mura cittadine. Già, perché l’altra sponda di Los Angeles (leggasi Lakers) quest’estate non ha scherzato in quanto a campagna acquisti. A fare compagnia ai soliti Bryant, Gasol e WorldPeace (il fu Ron Artest) ci saranno infatti Howard (arrivato da Orlando) e Steve Nash (da Phoenix). Poco da dire, un quintetto stellare. Chiudiamo con gli Spurs. Per San Antonio vale lo stesso discorso fatto per Boston. I vari Ginobili, Parker e Duncan non sono più di primo pelo. Tocca a loro cogliere una delle ultime possibilità per rivincere l’anello.

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