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Curry contro Westbrook e Durant, ma le Western Conference Finals sono molto di più!

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La stagione NBA sta arrivando al suo apice, e si comincia stanotte con gara 1 dell’attesissima finale di Western Conference tra gli Oklahoma City Thunder e i Golden State Warriors.
Tutti si aspettavano il grande scontro tra gli uomini del record e l’armata di Popovich ma l’energia e la freschezza atletica della truppa guidata da Billy Donovan ha avuto la meglio su Duncan e compagni.
Contro i campioni in carica però non sarà la stessa cosa, perchè se la velocità e la forza fisica potevano essere un tallone d’achille per gli Spurs non lo sarà per gli Warriors che amano giocare in velocità e soprattutto sanno difendere duramente sui 5 ruoli.

Nei tre scontri stagionali ha sempre vinto Golden State tuttavia in ogni sfida a inizio quarto quarto erano i Thunder a condurre, e questo ci riporta alla già nota fragilità mentale e tattica dei Thunder che in stagione hanno spesso buttato partite per i parziali finali dopo tre quarti di buonissima pallacanestro. Questo però nei Playoffs non è successo e con gli Spurs hanno mostrato una notevole maturità e concentrazione in particolare da parte di Russel Westbrook, ma ne riparleremo più avanti.
Tornando alle sfide precedenti si può notare come Durant abbia sempre veleggiato in doppia-doppia con una media di 36,3 punti mostrando capacità di trafiggere in ogni modo la difesa avversaria. Ma è Durant, è in grado di segnare trentelli a qualunque difesa sulla terra e Golden State lo sa bene infatti la tattica applicata in stagione fu quella di chiudere l’area ai rimbalzisti Adams-Ibaka-Kanter, concedendo più spazio sul perimetro. La scelta ha pagato in quanto oltre al duo leader di Okc non si sono dimostrate valide alternative i vari Waiters e Roberson.

Nei Playoffs le cose sono andate diversamente, infatti contro gli Spurs la vera differenza l’hanno fatta i lunghi in grado di dominare i tabelloni contro lo stanco Duncan e il più fresco Aldridge che non ha però tenuto il passo. La chiave potrebbe essere nuovamente Steven Adams, il neozelandese sta giocando dei Playoffs di assoluto livello ed è ormai il terzo dei “Big 3” dell’Oklhaoma. In particolare il suo Pick and roll con Westbrook si sta mostrando letale grazie ai passaggi eccezionali del numero zero che ha mostrato più maturità nella gestione mantenendo tuttavia quella irrazionalità che ha reso imprevedibile il suo gioco. È infatti usuale per okc attaccare dal palleggio in transizione nei primi 5-6 secondi dell’azione sia con Kd che con Westbrook con un tiro in sospensione dalla media; questo può penalizzare in quanto tiri a bassa percentuale ma può anche colpire a folate la difesa avversaria come con gli Spurs, sarà quindi fondamentale la capacità di Golden State di rientrare velocemente ed essere subito reattiva a rimbalzo.
Questa capacità sotto i tabelloni di Oklahoma potrebbe costringere Golden State a limitare i minuti della sua “Death Lineup” ossia quel quintetto con Curry-Thompson-Iguodala-Barnes-Green che per tutto l’anno ha massacrato qualunque avversario si trovasse davanti (142.5 di efficienza offensiva con un differenziale di +47.5 punti su 100 possessi e il 72,5% dal campo, scarsi eh?). Si tratta ovviamente un quintetto basso che potrebbe quindi patire sotto i tabelloni contro Kanter-Adams e allo stesso tempo potrebbe infliggere durissimi colpi alla difesa Okc ma il dominio sotto i rimbalzi potrebbe costringere Kerr a tenere più tempo in campo un centro di stazza come Bogut (guai muscolari permettendo) o Ezeli, creando cosi meno circolazione e spaziature in attacco ma proteggendo meglio il ferro. Se Green-Barnes riusciranno a proteggere a sufficienza il ferro la sfida potrebbe essere indirizzata pesantemente a favore dei campioni in carica.

Tattica su tattica ma in fondo ci sono i singoli, da una parte il doppio Mvp che all’urlo di “I am Back” ha mostrato a Portland che nonostante i guai e gli infortuni è ancora in grado di dominare una partita come e quando vuole, ben aiutato da quella che probabilmente è la migliore guardia Nba in circolazione, quel Klay Thompson in grado di trascinare una squadra e soprattutto sapersi far da parte senza egoismi in qualsiasi momento. Sarebbe anche un eccellente difensore sugli esterni come già visto contro Lillard, non è da escludere una sua marcatura su Westbrook.
Dall’altra parte c’è Kevin Durant che vede all’orizzonte la scadenza di contratto ma è pur sempre uno in grado di segnare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, e lui invece è aiutato da quel concentrato di agonismo ed energia che è Russel Westbrook, un autentico demonio sul campo, che se mantiene lucidità nei possessi finali o decisivi è sostanzialmente inarrestabile. Già, è un SE grande come una casa ma è apparso evidente in questi playoffs che il leader è lui, la prima opzione offensiva di Okc è l’ex UCLA che è in grado di calamitare come non mai i raddoppi difensivi creando spazio per liberare al tiro Durant o per un taglio di Adams.
La sfida si preannuncia stellare e non sono convinto che la differenza di fatica fatta nei playoffs fino ad oggi sia un fattore decisivo nella serie, anzi Oklahoma ha trovato maggior convinzione di partita in partita espugnando due volte San Antonio, e questo basta e avanza a convincerti di poterlo fare anche alla Oracle Arena.
Si comincia stanotte con Gara 1 in California, diretta Sky alle 3 di notte e replica con commento italiano alle 14 di domani.

Ah dimenticavo, forse a Oklahoma c’è chi vuole vendicare questa cosa

 

o magari c’è chi come me è ancora a bocca aperta quando la rivede