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Il preolimpico alle porte, coach Messina: “Non possiamo sbagliare. La frattura di Beli? Mi inquieta”

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coach ettore messina, italia

Il Torneo Preolimpico di Torino che attende la nostra Nazionale è ormai alle porte. Gli uomini di coach Ettore Messina si giocano la possibilità di conquistare un pass per le Olimpiadi di Rio 2016, riscattando in parte la delusione incassata agli scorsi europei. Il tenico azzurro ha fatto il punto della situazione in un’intervista al quotidiano di Torino La Stampa.

Messina, ma perché allora ha subito risposto “sì” alla chiamata del presidente federale Petrucci per guidare l’Italia?
«Perché forse per me era l’ultimo treno che mi potesse portare alle Olimpiadi, il torneo più affascinante in assoluto nel quale non ho mai avuto la possibilità di guidare una squadra. Non ci ho pensato un minuto».

Prima però c’è il Preolimpico che comincia il 4 luglio a Torino, con un solo pass per i Giochi: dunque bisogna vincerlo.
«Ecco, appunto. Un altro che ce lo ricorda, tanto per stemperare la tensione. Scherzi a parte, mi inquieta la frattura allo zigomo di Belinelli, giocatore molto importante per noi. Poi altri azzurri sono reduci da stagioni durissime e un po’ spremuti. In particolare Datome, che per noi è fondamentale. Andrà aiutato a tornare in condizione».

Hackett? Bargnani? Anche loro hanno avuto qualche guaio.
«Entrambi però stanno recuperando. Ho un gruppo di ragazzi che ci tiene e si impegna molto, il mio compito è anche quello di mantenerli tranquilli, senza che vogliano strafare o crearsi troppi problemi».

Sarà un torneo breve ma spietato, quasi senza vie di fuga…
«A voler essere pessimisti, si può sbagliare solo una partita, nel mini-girone eliminatorio, e passare da secondi. Poi basta. Ma è giusto così, perché devi pur battere qualcuno per andare alle Olimpiadi. Croazia, Grecia, ma anche Tunisia, Messico e Iran, sono tutte squadre di livello medio-alto, però non sono la Spagna, che peraltro l’anno scorso l’Italia ha battuto, né gli Usa o l’Argentina, almeno nel ranking mondiale».

Come ha ritrovato la Nazionale e il basket italiano?
«Sono due cose diverse, la Nazionale rappresenta un’elite di 15-18 giocatori di grande livello, in una struttura molto ben organizzata e con una Federazione alle spalle molto più grande e rodata di quando la lasciai. Per la pallacanestro italiana invece il momento è molto complicato. C’è bisogno di fare bene nelle coppe europee per acquisire uno status continentale di livello. Speriamo che la Nazionale possa fare da traino».

Grecia squadra da battere?
«Non ci penso, nelle partite secche può succedere di tutto».