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ESCLUSIVA – Sardara “In arrivo un nuovo sponsor. La vittoria sui conti è il preludio della vittoria sul campo”

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La Dinamo Sassari ha chiuso il suo roster con l’arrivo di Travis Diener e Stefano Sardara ai nostri microfoni fa il punto sulla situazione biancoblu, senza limitarsi ad un analisi del mercato, ma analizzando tutta la gestione degli ultimi due anni e i progetti futuri.

Il presidente della Dinamo Sassari, Stefano Sardara con grande disponibilità, si è concesso ai nostri microfoni per analizzare sia il mercato della Dinamo, sia i progetti futuri della società Sassarese, diventata nel corso degli ultimi anni un vero e proprio esempio per la sua attività gestionale; tanti i temi trattati, partendo dal mercato, passando per le giovanili e l’arrivo di un nuovo sponsor, fino ad arrivare all’analisi delle attività della Dinamo che presuppongono per il 2018, la piena autonomia della società.

Partiamo dal mercato, possiamo definirlo chiuso per la stagione 2013-2014?
“Il mercato è chiuso per quanto riguarda il roster più importante, ma non escludiamo di prendere qualche comprimario dal budget non elevato; un giocatore di contorno, dato il numero di partite elevato, arriverà.”

Il famoso elefante che rappresenta il budget della Dinamo, è cresciuto?
“E’ cresciuto di un bel 5%, che nella fattispecie riguarda l’operazione Travis Diener, colmato con l’arrivo di uno sponsor importante che annunceremo a breve, siamo ai dettagli; ma non solo, abbiamo coperto soprattutto grazie ai tanti piccoli sponsor che hanno partecipato sino ad oggi nel corso di queste due annualità”

La Dinamo negli ultimi anni sta crescendo sotto tanti punti di vista, uno di questi è il settore giovanile, quanto è importante per Sassari questa risorsa?
“Noi abbiamo un progetto, che si chiama Dinamo 2018, che nasce sulla base del motto del Barcellona che noi riportiamo in Sardo (Ca semmus prus de unu giogu), che per noi è la base visto che davvero siamo più di un gioco; la Dinamo è territorio, la Dinamo è attività sociale, e lo sport a livello giovanile è fondamentale; sia per quanto riguarda i giovani tifosi che per noi sono importantissimi e ci teniamo a farli divertire, sia perché abbiamo la possibilità di trovare tanti bravi giocatori per poi magari trovare il campioncino come Spissu. I giovani per noi sono il polmone verde della società ed è per questo che abbiamo deciso di puntare su Bisin come responsabile del settore giovanile; che con la sua esperienza senz’altro ci aiuterà, visto che vogliamo piantare un seme e di conseguenza un progetto che faccia delle giovanili il fiore all’occhiello della Dinamo.”

Parlando invece del presente quali sono gli obiettivi stagionali?
Puntiamo alla salvezza; scherzi a parte come ho già detto prima di parlare di obiettivi dobbiamo vedere cosa ci dirà il campo, perché purtroppo di squadre costruite bene sulla carta, ma che poi non hanno ottenuto i risultati sperati, ne esistono un infinità e non basterebbero un paio di giorni per elencarle tutte; siamo fiduciosi perchè siamo coscienti di aver realizzato un roster competitivo, ma da qui a dire che puntiamo a qualcosa troviamo comunque di mezzo il campo.”

Nel corso di questi due anni, la Dinamo si è distinta per tutta una serie di iniziative, alcune nuove nel mondo della pallacanestro, dalla nascita della club house passando per i Dinamo camp, si può definire positivo il bilancio di queste attività?
“Le iniziative proseguono molto bene, siamo soddisfatti, altrimenti non avremmo allestito un roster importante; le attività proseguono molto bene e hanno creato tante cose, fra i quali degli utili ancora marginali rispetto a quello che potremmo ottenere nei prossimi anni, ma questo era preventivato perché sono delle start up; hanno creato dei posti di lavoro e soprattutto hanno creato delle condizioni essenziali perché la Dinamo possa essere gestita come un azienda. Ribadisco la Dinamo non può che essere un azienda e per questo deve essere organizzata e gestita nel migliore dei modi, così nel momento in cui il budget ha bisogno di quel 5% in più, bisogna far crescere i ricavi del 5%; il nostro primo obiettivo rimane la promessa fatta ai tifosi quando sono diventato presidente, ovvero: non creare la squadra con Marques Green e Travis Diener, ma di rimanere con il basket a Sassari e in Sardegna. Oggi le cose stanno andando bene, la società sportiva Dinamo assomiglia sempre di più ad un azienda e più riusciremo a tenere queste condizioni, più saremo stabili per raggiungere i prossimi obiettivi, fermo restando che il nostro Main Sponsor Banco di Sardegna e la partnership con la regione Sardegna, rappresentano la fetta più importante del nostro elefante.

Andrea Barocci ha dichiarato che la Dinamo sta cambiando il basket, ma il basket non riesce a stare al passo con la Dinamo, per lei è stato un bellissimo complimento, ma cosa manca al basket per tenere il passo di Sassari?
“E’ un bellissimo complimento, probabilmente il più bello da quando sono arrivato nel basket di LegaA, soprattutto per chi lo ha detto, dato che secondo me è un grande giornalista, uno di quelli che in assoluto conosce meglio il mondo del basket e lo sa raccontare nel migliore dei modi; per me è stato veramente un gran bel complimento; per me quello che manca al Basket, è un reset cerebrale; troppi sono stati i veleni che hanno condizionato la storia recente del nostro basket, anche se gli ultimi due anni e lo dico con piacere, questi problemi si sono affievoliti e la situazione è migliorata notevolmente; a parer mio stiamo vivendo un passaggio importante tra quello che era il basket che si reggeva sui presidenti mecenate che, in un contesto economico positivo, potevano permettersi di fare le operazioni necessarie perché la squadra giocasse, ad un mondo nel quale bisogna rispondere a criteri economici e contabili inderogabili e nel quale la Dinamo si trova a proprio agio perché è sempre stato il suo DNA.
Ultimamente si sono abbassati i livelli di erogazione economica, in quanto provenienti da presidenti con risorse a disposizione importanti, che potevano permettersi determinate spese e hanno fatto bene a farle; ma in un contesto economico come quello attuale, un modello economico sostenibile rappresenta il futuro e secondo me è questo quello che manca al mondo del Basket così come al mondo dello sport in generale. Un rendersi conto delle effettive potenzialità economiche, attenersi a quelle che sono le piccole sbavature sostenibili, il famoso 5% per noi non era previsto ma possiamo permettercelo e possiamo altrettanto permetterci nel corso dell’anno di trovare chi ci copre quella somma, se non dovessimo riuscirci, il prossimo anno abbasseremo il budget della stessa cifra e saremo comunque a posto. Il tutto naturalmente deve essere ragionato e sostenibile o altrimenti si rischia di saltare in aria come è successo a diverse società.

Le dispiace quindi che ogni anno si registra la scomparsa o la mancata iscrizione di divese società?
“Certo, sono mancati pezzi di storia del nostro basket ed è successo perché è venuto meno quello che ti ho appena detto, finché era presente un sistema economico positivo, tutti abbiamo goduto di presidenti mecenati che sistemevano le società e investivano per pura passione, oggi purtroppo questo non è possibile. Vediamo delle situazioni parallele anche nel calcio, dove chi emerge è chi adotta dei sistemi diversi, su questo funge da modello la Juventus, una realtà che ho avuto modo di conoscere da vicino e che funziona da ispirazione; ha costruito un nuovo stadio, ma lo ha fatto con un business plan sostenibile, produce quantità importante di merchandising  e svolge iniziative in maniera strutturata, insomma nonostante abbia alla guida un nome importante come quello di Agnelli che potrebbe permettersi una scelta diversa, ha adottato un sistema economico sostenibile che le sta consentendo, ahimè dato che non sono Juventino, di vincere; a volte i tifosi lo dimenticano ma una cosa è fondamentale, la vittoria sui conti è il preludio della vittoria sul campo.

Dobbiamo quindi pensare ad un nuovo impianto dato che ha citato il nuovo stadio della Juve?
Se la Dinamo giocasse in un Palazzetto fatiscente da 2500 posti, sarebbe stata una priorità, ma abbiamo un palazzetto da 4500 posti che con il parterre dovremmo riuscire a portare a 5000, abbiamo un comune che ci aiuta in tutti i modi per tenerlo sempre nelle migliori condizioni; pensare ad un nuovo impianto sarebbe fare un passo più lungo della gamba, perché non è una priorità. Se poi ci fosse qualcuno intenzionato ad investire nel territorio con la costruzione di un impianto, è un tipo di collaborazione che non scarteremo a priori, ma oggi come oggi preferisco una bomboniera da 5000 posti stracolma, che una cattedrale vuota da 10000.

Quindi i tifosi devono sperare che questi 5000 posti siano il preludio ad un altra cosa…..

“Non ti capisco mi dispiace, ma se anche ti capissi, non ti capirei….” ride il presidente Sardara

Parlando di nuovo del presente, come pensa possano andare gli Europei per la nazionale di Pianigiani, con in campo Travis Diener?
“Mi aspetto un grande Europeo, Travis non lo vedevo così motivato da tempo, abbiamo cenato assieme lunedì scorso a Milano e fisicamente l’ho trovato molto bene e credo che con il suo talento, con il sistema di Pianigiani alla fine riuscirà ad incastrarsi nella maniera corretta; è ovvio che con Meo ha un alchimia differente dato che ci gioca da tre anni insieme, però è un giocatore così intelligente ed eclettico che non faticherà ad adattarsi al gioco di Pianigiani. L’unico vero “possibile cataclisma” è che potrebbe difendere, perciò poi ci saranno dei problemi con Meo che a sua volta gli chiederà di difendere.”

L’antipasto Pianigiani con il suo sistema e le sue rotazioni, può rappresentare per Diener una sorte di formazione in vista del dualismo con Green?
“Ma assolutamente si, di questa esperienza Europea siamo felici ed orgogliosi, ma comunque i dualismi sono iniziati l’anno scorso con l’arrivo di Becirovic, un play che ha vinto tutto, che non ha potuto giocare in Nba solo per i suoi problemi di salute, ma che è un leader in campo e fuori; con Travis hanno convissuto bene, seppur per un periodo di tempo differente; ma se vogliamo fare quello step in più, dobbiamo farlo tutti, dovrà farlo Travis, dovrà farlo Marques Green, così come Meo, Stefano Sardara, Pasquini e il pubblico che è il nostro primo motore, tutti noi se vogliamo provare a raggiungere lo step successivo, dobbiamo capire che sarà più faticoso; se avessimo voluto fare le cose facili avremmo creato una squadra per la salvezza senza nessun mal di pancia, ma se vogliamo essere più ambiziosi e puntare a qualcosa di significativo, è ovvio che non dobbiamo adagiarsi sugli allori, dobbiamo scendere in campo e provarci, da qui a dire che ci riusciremo il cammino è lungo però ci dobbiamo provare. Comunque guardiamo sempre il bicchiere mezzo pieno.

BasketItaly.it ringrazia la grande disponibilità dimostrata dal presidente Sardara e l’ufficio stampa Dinamo.
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