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Nba-Gallo c’è, forse Denver ha più futuro di quanto si creda

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Denver è una piazza un pò così, sembra sempre destinata a soccombere nell’anonimato ma poi, vuoi per attitudine vuoi per degli organici mai davvero così poco competitivi, alla fine i Nuggets restano sempre una squadra difficile da affrontare e comunque “decente”. La storia recente dice che è riuscita a sopravvivere alla cessione della sua superstar (Melo) inventandosi un basket di qualità che portava la firma di un ottimo allenatore come George Karl. Alla partenza di questi la rivoluzione nel gioco imposta da Shaw e gli infortunii hanno rimesso Denver nella mediocrità ma comunque mai nei bassifondi della lega. Ci sarebbero quindi nella prossima stagione comunque dei motivi per sperare in un futuro prossimo migliore di quanto prospettato.

Un motivo, anzi quarantasette motivi per essere ottimisti, sono da collegare al nostro Danilo Gallinari. Il figlio di Vittorio pare essersi messo alle spalle gli infortunii ed il siluramento di uno Shaw con cui sicuramente non era mai sbocciato l’amore lo ha liberato ulteriormente. Libero mentalmente ma pure più sul campo dove sembra avere finalmente più licenze offensive.

Danilo però non è solo, anzi, poche squadre fuori dai playoff, possono contare su di un uomo squadra come Ty Lawson. Il prodotto di North Carolina garantisce con strordnaria contiunità punti ma anche una grande leadership. Lawson è inoltre il giocatore ideale per lanciare lunghi atletici come quelli dei Nuggets che largamente si trovano a beneficiare dei suoi nove assist per gara a cui aggiunge quindici punti e almeno una rubata a partita. E’lui il faro ed il regista dei Nuggets di oggi e, vista l’età, probabilmente pure del prossimo futuro.

Futuro prossimo e non che appartiene verosimilmente a Jusuf Nurkic. In un draft rivelatosi meno ricco di quanto si volesse far credere, i Nuggets hanno pescato un giocatore solido ed adatto al sistema. Dall’esordio contro Detroit il giovane lungo si è confermato sempre come una sicura presenza sotto canestro andando addirittura a toccare quota 15 rimbalzi contro i Bucks a febbraio. Febbraio che ha coinciso anche con un infortunio da cui i Nuggets, consci delle basse speranze di playoff, lo hanno fatto rientrare con tutta calma. Dall’ rientro il suo rendimento è ulteriormente salito e le statistiche parlano di un eccellente 45,1 dal campo e di un buon 63,6 a cronometro fermo che sono numeri non scontati per un lungo come è il croato,

Denver non è una piazza particolarmente calda, complice anche la presenza in città dei Broncos, ma resta un posto dove poter lavorare senza pressioni e con un fanbase solido, che non si lancia in isterismi fatti vedere da altre tifoserie. Non una maglia è stata bruciata in Colorado ma comunque il Pepsi Center anche in questa stagione ha potuto contare su una buona affluenza senza crolli verticali come a Philadelphia (e vorrei vedere..) o Miami.

Un aiuto alla rinascita potrebbe venire poi dagli altri nella Conference. Se Utah e Minnesota sono nel mezzo di un processo di ricostruzione che procede bene ma ha ancora tempi indefiniti a Portland molto dipenderà da ciò che vorrà fare a breve Aldrige, che sogna il ritorno in Texas con gli Spurs. Okc ad oggi pare senza dubbio per qualità una spanna sopra tutti ma il progetto Thunder scricchiola ogni stagione un pò di più complici anche le cicliche voci di un altro “come back home” ad opera di KD.

La sensazione è che molto passerà dalla scelta del coach, visti anche i risultati avuti con Shaw vedremo se si cercherà di cambiare completamente pagina o si seguirà l’attuale filosofia di gioco. Certo è che la presenza comunque di una ottima chimica di squadra e di un organico di base tutt’altro da buttare (ricordiamo pure Faried) potrebbero allungare la stagione delle “pepite” già dalla prossima stagione