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Editoriale-Napoli: Tra infiniti dubbi e paure, due speranze Cesaro e pubblico

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Per molti versi il film che è andato in scena nelle ultime 48 ore nella Napoli dei canestri sembra una ripresa cinematografica già andata in onda diverse volte sugli schermi napoletani negli ultimi anni. Riassumendo brevemente i fatti: Napoli Giovedì scorso presenta il georgiano Nika Metreveli, il giorno seguente tra lo stupore generale si viene a conoscenza che il lungo ex Sassari non può essere tesserato

perché la società Nuovo Napoli Basket ha pendenze da pagare nei confronti della Fip (circa 33 mila euro), ed infine la triade dirigenziale, che fino alla giornata di ieri ha messo sempre la faccia per rappresentare la neonata società napoletana, composta  dal g.m. Liguori, dal direttore sportivo Ambrosino, e dal t.m. Mirenghi si dimette con la motivazione di non poter più portare avanti il proprio progetto tecnico a causa delle  sopraggiunte pendenze economiche in termini da tasse da regolare con la Fip. Innanzitutto credo che al trio Liguori-Ambrosino-Mirenghi vadano fatti i complimenti per la squadra che, nonostante, le ristrettezze economiche societarie sia riuscita a costruire nel mercato flash estivo (il roster è stato costruito in soli circa 20 giorni). Il lavoro eccellente della triade svolto sul mercato è sotto gli occhi di tutti, Napoli ha eliminato dalla Coppa Italia Scafati, sconfitto sul campo la Tezenis Verona, ed ha perso solo al supplementare la gara contro  Barcellona sul neutro di Cefalù. Vorrei solo che un attimo si andassero ad analizzare i roster ed i budget delle tre prime avversarie stagionali di Napoli, le migliori squadre a mio avviso insieme a Casale e Pistoia nel panorama della Legadue, per sottolineare il lavoro svolto dai dirigenti napoletani. Inoltre, secondo punto, ci sarebbe da alzarsi il cappello di fronte a questi tre dirigenti se le loro dimissioni (dimettersi in Italia in qualunque settore dalla politica, alla pubblica amministrazione per finire alla stesso sport è esercizio sempre più raro) sia stato un gesto di estremo amore verso la squadra per cercare di far smuovere qualcosa intorno alla stessa sempre più abbandonata ad un triste destino. Quello smuovere qualcosa è riferito, che ci sia qualcuno che affianchi il presidente Minopoli nella gravosa gestione finanziaria del club, e che la città di Napoli riesca finalmente a produrre qualche imprenditore che sia disposto con la propria azienda o marchio ad affiancare l’avventura del Nuovo Napoli Basket. In questo scenario di grande tristezza che si sta nuovamente delineando per le sorti del basket napoletano un unico nome mi viene alla mente per cercare di far sopravvivere il basket napoletano: quello dell’architetto Aniello Cesaro (socio di minoranza del Nuovo Basket Napoli). L’architetto, probabilmente, per capacità economiche personali e per la passione smodata per la palla che rimbalza sui parquet di gioco, che io ho imparato a conoscere nella passata stagione a Sant’Antimo, è l’unico uomo sullo scenario napoletano che possa garantire un futuro per la palla a spicchi napoletana. Premesso ciò, bisogna pur dire che un eventuale intervento del buon Cesaro, non dovrà essere un gesto isolato, infatti l’entrata in scena dell’architetto dovrebbe essere accompagnata da altri imprenditori per creare una sorte di consorzio (l’esempio più positivo e da seguire in questo senso nel basket italiano è quello di Varese), e ci si augura che per una volta anche le istituzioni cittadine (sappiamo benissimo che nella città di Napoli ci sono problemi molto più grandi e che meritano molta più attenzione della squadra di basket), oltre che a partecipare pro-forma alle belle kermesse come la presentazione del campionato di Legadue svoltasi a Castel dell’Ovo il 1 Ottobre, si muovano attivamente per sensibilizzare l’attenzione del tessuto imprenditoriale cittadino sull’argomento basket. Ultimo punto, infine, mi rivolgo a tutti i tifosi, quelli che amano veramente la pallacanestro e che desiderano che il basket a Napoli sopravviva a fatti e non parole. L’appello che rivolgo a questa classe di persone è di affollare in maniera massiccia il PalaBarbuto quest’oggi nella gara di campionato contro Imola, perché se si vuole ottenere una cosa (la sopravvivenza del basket a Napoli)  è il momento di lottare per ottenerla, ed lo strumento che ha il pubblico degli amanti del basket a Napoli è quello di affollare le gradinate del palasport.  La presenza di 2-3 mila persone oggi al palasport (non c’è neanche l’alibi di dire che oggi gioca il Napoli calcio) sarebbe il più grande segnale che il pubblico potrebbe lanciare agli imprenditori restii ad entrare in gioco per la troppa freddezza che c’è intorno alla squadra, ed anche alle istituzioni cittadine per far capire a quest’ultime come il napoletano abbia la volontà e la  speranza di trascorrere i propri pomeriggi-serate all’interno di un palasport.  Ultima postilla per i veri tifosi è l’invito ad andare al palasport per sostenere un gruppo di giocatori, che veste i colori azzurri napoletani con grande orgoglio sin dalle prime uscite in amichevole, e che anche nelle sconfitte come quella di Barcellona Domenica scorsa (lo dico a ragion veduta perché ero presente) ha gettato il cuore oltre l’ostacolo: ora tocca ai veri tifosi dimostrare il proprio orgoglio ed il proprio amore per questi colori.

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